È appena uscita, fresca di stampa, una nuova ricerca storica di Paolo Doglioni dal titolo emblematico
“Albrecht Durer (1471-1528). Un emigrante che fece fortuna” (DBS edizioni) che sarà presentata,
durante una serata organizzata dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese in un dialogo con la prof.ssa
Girotto Cannarella, giovedì 26 giugno alle ore 18.00 presso la Libreria Mondadori in via Mezzaterra a
Belluno.
In questa novità editoriale, come già accaduto per le precedenti tre pubblicazioni, vediamo in azione
l’investigatore Bernardo Dollone, nobile antenato dell’autore, con il compito di reperire materiale
documentario e testimonianze, utili a ricostruire la personalità dei protagonisti e il contesto storico in
cui sono collocate le vicende.
Ma qui Bernardo Dollone non fa ricorso alla sua capacità investigativa, perché gli strumenti di ricerca
non sono gli archivi, le fonti scritte , i documenti che vanno letti e interpretati: è il dialogo diretto,
spontaneo tra chi desidera svelarsi e chi ascolta le parole e osserva le emozioni che le accompagnano ,
arricchito da citazioni di passi di lettere, come quelle che il Maestro inviava da Venezia, in un periodo
di grande fervore creativo, al suo più caro amico Willibald Pirckeimer , umanista raffinato e amante
della cultura italiana
È così che Durer, nella sua casa di Norimberga, in tre giorni, a pochi mesi dalla morte, avvenuta
nell’aprile del 1528, si racconta, con la pacatezza e la saggezza che gli derivano dalle esperienze
vissute, parlando della sua famiglia di origine, della moglie Agnes, del suo amore per Catharina, degli
amici, Pirkheimer, Jacob Fugger, Erasmo da Rotterdam, dei suoi maestri, di Aldo Manuzio, di Bellini,
di Mantegna, di Tiziano, di Raffaello, del suo modo di concepire l’arte come una “creazione”che ha
del divino, dei motivi ispiratori della sua opera, del rapporto con il suo tempo, che ha visto, tra gli altri,
come protagonisti assoluti Lutero e l’imperatore Carlo V , uomini capaci di cambiare il mondo.
Nel corso dell’intervista, non restano in ombra neppure i lati meno positivi del suo carattere: l’angoscia
sempre presente per la mancanza o l’insufficienza di denaro, il difficile rapporto con la moglie, la sua
tendenza alla “melencolia” che egli stesso, però, definisce “il mio ritratto spirituale”, ritenendo come il
filosofo Aristotele, che il carattere melanconico sia tipico del temperamento artistico.
Tutta la ricerca di Doglioni è contenuta in un piccolo volume, denso, però, di spunti che ne permettono
una lettura a più livelli, perché esso contiene la storia degli eventi e delle idee del Rinascimento
italiano ed europeo, chiama in causa i più grandi pensatori del tempo, parla di religione, di arte, che
celebra l’individuo immortalato nei numerosi ritratti, dell’uomo nuovo e delle sue potenzialità… e,
come cita il sottotitolo, invita a una riflessione di estrema attualità.
Un testo interessante, la cui lettura è resa piacevole, grazie alle modalità espressive del dialogo, che
risultano di grande efficacia comunicativa.