Belluno, Palazzo Bembo, 04/11 – 03/12/2023
L’esposizione nasce in occasione del quarantesimo anno dalla scomparsa di Piero Rossi attraverso alcuni dei suoi disegni e scritti, per lo più inediti, provenienti dalla collezione dell’editore, e suo fraterno amico, Bepi Pellegrinon. Una biografia “dolomitica” fatta di immagini e parole che svela il carattere e l’anima di Piero Rossi, lucido, ironico e appassionato cantore del territorio bellunese e oltre.
Piero Rossi nasce a Roma il 4 febbraio 1930. Il padre Enrico, friulano, era capocantiere edile e si spostava spesso per lavoro, prima a Belluno, dove conobbe e sposò Virginia, poi a Roma dove nacque Piero. A seguito della prematura morte del padre, all’età di tredici anni, ritornò con la madre a Belluno, dove frequentò con profitto il Liceo classico “Tiziano”, partecipando anche alla Resistenza bellunese. Successivamente, affiancando lo studio al lavoro, riuscì a laurearsi in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova.
Ha lavorato, per oltre trent’anni, come dipendente dell’Associazione Provinciale Commercianti di Belluno, di cui, nel 1969, divenne Direttore. In questo ruolo fu così attivo nel valorizzare e nel promuovere il commercio e il turismo bellunese, che la città, nel 1972, gli assegnò, come riconoscimento per il suo impegno, il “Premio San Martino”, che era alla prima edizione.
Oltre al lavoro si dedicò a coltivare e a sviluppare le sue grandi passioni di alpinista, scrittore e fotografo. Compì molti viaggi anche in Europa dove, frequentando montagne e parchi nazionali, venne in contatto con gli alpinisti più celebri dell’epoca e organizzò eventi e incontri per promuovere la conoscenza delle Dolomiti Bellunesi e divulgare l’amore e il rispetto per la montagna.
Fu tra gli ideatori dei percorsi delle alte vie delle Dolomiti e il primo a pubblicarne una guida, contribuendo ad inserire le cime bellunesi nei circuiti turistici internazionali, con un approccio di scoperta del territorio e di rispetto dell’ambiente, ancor oggi riconosciuto.
È stato presidente della Sezione CAI di Belluno ed è, oggi, considerato uno dei “padri fondatori” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, per la cui realizzazione condusse dal 1963 una battaglia durata vent’anni, fino al 1983, anno della sua prematura scomparsa.
“Una battaglia – scrisse – di cultura e un contributo per salvare l’identità culturale, cioè l’anima, della nostra terra e della nostra gente…”. Una battaglia condotta nella convinzione che “vi sono valori culturali e sociali di fondo, che vanno anteposti a ogni considerazione finanziaria e utilitaristica”.